Il termine insonnia deriva dal latino insomnia: mancanza di sogni. Ad oggi quando si parla di insonnia si fa riferimento ad un gruppo di disturbi correlati al sonno che influiscono non solo quantitativamente ma anche qualitativamente sulla nostra salute; disturbi che estendono i propri effetti anche oltre il periodo di sonno.
Infatti, le persone che soffrono di tali disturbi hanno ripercussioni anche durante il periodo diurno con peggioramento delle capacità lavorative, aumento di ansia e finanche depressione.
Generalmente i disturbi si dividono in diverse classi tra cui troviamo insonnia (la più diffusa), ipersonnolenza, narcolessia, sindrome delle gambe senza riposo e disturbi correlati alla respirazione (apnea notturna).
Il più diffuso tra quelli citati è senza dubbio l’insonnia che si manifesta in:
difficoltà ad addormentarsi
difficoltà a mantenere il sonno
risveglio precoce
Questo si ripercuote di conseguenza nelle attività diurne con affaticamento, tono dell’umore alterato, diminuita capacità di concentrazione e mal di testa.
L’insonnia si può manifestare in qualsiasi momento della vita; nell’infanzia e nell’adolescenza è legata a comportamenti errati appresi dal bambino (es. mancanza di orari) mentre per le donne spesso coincide con l’inizio della menopausa.
In generale l’insonnia si classifica in due diversi casi:
Occasionale: solitamente dura pochi giorni ed è legata ad eventi stressanti o cambiamenti di abitudini.
Persistente: accade quando, nonostante non ci siano più le condizioni iniziali che hanno causato il disturbo, questo continua a persistere alimentando, conseguentemente, ansia e depressione.
È difficile diagnosticare se l’insonnia sia il disturbo primario o la conseguenza di un’altra patologia, tuttavia il suo trattamento permette di avere benefici sul sonno sia su eventuali patologie associate.
Tra le varie cure sono previsti sia il trattamento con farmaci che il trattamento non farmacologico.
Solitamente l’uso di benzodiazepine è indicato per un’insonnia occasionale, il loro utilizzo è sconsigliato per un tempo superiore alle due settimane dato che un suo uso prolungato può portare a vertigini o sonnolenza diurna; d’altro canto, i tentativi di sospensione drastica provocano ansia, depressione e sindrome di astinenza.
Per il trattamento a lungo termine la terapia non farmacologica risulta essere la più indicata per favorire la riduzione dei sintomi dell’insonnia cronica.
Si tratta di un intervento cognitivo-comportamentale che prevede l’utilizzo di diverse tecniche:
L’educazione del sonno è la fase iniziale in cui vengono fornite al paziente le nozioni base riguardo la fisiologia del sonno e le sue regole di igiene (es. evitare bevande alcoliche, caffeina, fumo ecc.)
La restrizione del sonno: il sonno viene regolato da due fasi “la fase omeostatica” e la “fase circadiana”. Secondo la fase omeostatica la propensione al sonno incrementa durante la veglia e diminuisce durante il coricamento mentre secondo la fase circadiana il sonno viene regolato da momenti di propensione al sonno e da momenti di propensione alla veglia che si alternano nell’arco della giornata. La tecnica della restrizione del sonno ha lo scopo di restringere il tempo che il paziente trascorre a letto aumentando, attraverso uno stato di lieve deprivazione di sonno, la spinta all’addormentamento, regolarizzando e risincronizzando allo stesso tempo il ritmo sonno-veglia.
Tecnica del controllo dello stimolo: consiste di una serie di prescrizioni atte a riconsolidare l’associazione tra letto e addormentamento eliminando una serie di attività interferenti con il sonno al momento del coricamento (es.tv).
Igiene del sonno: vengono illustrate le regole fondamentali per una corretta igiene del sonno (es. mettersi a letto solo se ha sonno, non fare sonnellini notturni, non assumere alcolici nelle 2-3 ore precedenti il sonno, evitare nicotina, non praticare esercizio fisico prima di andare a dormire, rendere più confortevole possibile la camera da letto).
**Studi hanno dimostrato che circa il 70%-80% dei pazienti hanno trovato benefici nella terapia cognitivo-comportamentale **il cui scopo è quello di eliminare alla fonte i motivi comportamentali che portano all’aggravamento dell’insonnia.